Seguici su twitter facebook youtube RSS
10 Dic 2005

Intervista a Oliviero Diliberto, Segretario Nazionale del Partito dei Comunisti Italiani

di S. Russo e M. Papacci

D: Con le dovute differenze culturali, storiche, geografiche e politiche, cosa prenderebbe del sistema cubano per adottarlo in Italia?

R: Sicuramente il sistema di protezione sociale, che è il più avanzato non soltanto di tutta l’America Latina, il che non è molto difficile visto lo stato degli altri paesi, ma anche rispetto a molti paesi occidentali, o cosiddetti occidentali. Penso al sistema sanitario, al sistema della protezione del lavoro, che sono avanzatissimi. Non è un caso che Cuba venga attaccata parlando di Diritti Umani, dimenticandosi, naturalmente sono in malafede quelli che l’attaccano, che il grande tema dei Diritti Umani inizia dal diritto alla vita, ad una vita decente, ad una vita dignitosa per tutti e non soltanto per ristretti gruppi di privilegiati come nel resto del mondo.


Oliviero Diliberto

D: A Cuba, alcune tipologie di cittadini (tra cui, ad esempio i lavoratori di zuccherifici dimessi o in via di ristrutturazione), hanno la possibilità di scegliere tra un nuovo lavoro e frequentare l’università o corsi professionali, in questo secondo caso, ricevono comunque un salario. Sa di altri paesi nel mondo in cui si adotta questo stesso principio?

R: Ovviamente no. E’ un principio avanzatissimo. Se vogliamo è un principio che potrebbe tranquillamente trovarsi nella nostra Costituzione repubblicana che vogliono smantellare perché è il principio del diritto al lavoro, connesso con il diritto all’istruzione. In Italia ci fu negli anni ’70 dopo la grande vittoria dello Statuto dei lavoratori, un esperimento non così avanzato ovviamente, ma altrettanto interessante che era quello delle cosi dette 150 ore. Cioè 150 ore di lavoro retribuite come lavoro per quegli operai che andavano all’università o comunque volevano apprendere nelle istituzioni scolastiche italiane. Naturalmente è durato poco perché gli imprenditori non accettano l’idea che i lavoratori siano istruiti, per un motivo molto semplice che alcuni si dimenticano, che la cultura è lo strumento più formidabile per avere conoscenza, per avere consapevolezza dei propri diritti, quindi andava abolito.

D: In Italia, il PDCI è l’unico partito che sostiene con coerenza il sistema di governo cubano, cos’è che vi fa mantenere questa posizione (sicuramente non troppo comoda nello scenario politico italiano) di costante rispetto nei confronti della Rivoluzione Cubana, cos’è che vi porta a non unirvi a tutti gli altri partiti- nessuno escluso- schierati contro i “sistemi” di Fidel Castro, “il dittatore che mangia i bambini”?

R: Basterebbe quello che ho detto sino adesso per giustificare la difesa di Cuba. In realtà aggiungo un’altra cosa. Noi siamo coerentemente antimperialisti, parola che non si usa più, neanche tra quelli che si dichiarano comunisti in altri partiti. E’ il punto chiave. Cuba non viene attaccata perché c’è una presunta “dittatura”, perché se fosse questo il motivo, gli Stati Uniti dovrebbero attaccare mezzo mondo. Cuba viene attaccata proprio perché è un simbolo per tutti coloro che nel mondo non si sono arresi. E quindi va difesa, vorrei dire quasi a prescindere, perché è la garanzia che si può sconfiggere l’imperialismo. Per altro il simbolo è particolarmente rilevante proprio perché è una piccola isola, a 90 miglia marine dagli Stati Uniti d’America e questi non sono riusciti a eliminarla in tutti questi anni ed è straordinario tutto quello che è successo. L’unico esempio analogo che io mi ricordo, forse i più giovani non lo ricordano, è esattamente di circa trenta anni fa, quando nel 1975 fu ammainata a Saigon la bandiera degli Stati Uniti. Ricordo un’immagine fortissima cioè l’elicottero dell’Ambasciata degli Stati Uniti sul tetto dell’ambasciata stessa che precipitosamente scappava. Anche lì alcuni milioni di piccoli grandi uomini, i vietnamiti, riuscirono a sconfiggere il gigante americano. Non sono molti gli esempi nella storia mondiale, quindi teniamoceli stretti e difendiamoli.

D: Alla luce della sentenza del tribunale di Atlanta che dichiara nullo il giudizio tenutosi a Miami contro i Cinque cubani con cui li si condannava a più ergastoli senza alcuna prova a sostegno delle accuse, lei crede nel sistema giudiziario statunitense? Crede che questo possa andare oltre le fortissime pressioni politiche, tutte assolutamente contro i Cinque cubani, restituendogli finalmente la libertà?

R: Io ho una scarsa fiducia nel sistema giudiziario statunitense, anche perché avendolo visto da vicino, nella vicenda della liberazione di Silvia Baraldini, come dire ho scarsa fiducia. Tuttavia è comunque un successo l’annullamento di quella sentenza. Io lessi a suo tempo le motivazioni delle condanne, erano aberranti, anche dal punto di vista della giustizia degli Stati Uniti d’America che si proclama “garantista”. Per avere un processo equo, dovrebbe tenersi lontano dalla Florida, e se fosse possibile con degli osservatori internazionali. Per quanto ci riguarda, come Partito dei Comunisti Italiani, continueremo a sostenere la causa dei Cinque patrioti, che tra l’altro avevano ricevuto delle sentenze con delle pene accessorie di cui non parla nessuno, come per esempio il divieto di incontrare i propri familiari, cosa che dovrebbe urtare la coscienza democratica di qualunque persona perbene. Adesso lasciamo stare la categoria destra o sinistra, qualunque persona perbene. Occorre che l’opinione pubblica stia bene attenta a quello che succede appunto nel prossimo processo che si farà negli Stati Uniti, in modo tale da far sentire a quel tribunale, che non sappiamo ancora quale sarà, che comunque non possono fare quello che gli pare.

Tags: